Autore locale: "...e queste sono dieci copie del mio romanzo (pubblicato a pagamento, NdA)."
Io: "La bolla di consegna l'ha compilata? Bene, una copia resta a me e una a lei. Grazie e arriv--"
Autore locale: "Adesso parliamo un po' dell'esposizione. Dove e come pensate di esporli?"
Io: "Non so, ora vediamo."
Autore locale: "Dunque, io direi di metterne due copie in vetrina (una in quella di sinistra e una in quella di destra); un paio nel settore dei saggi -- ovviamente di faccia, ché altrimenti non le vede nessuno -- e altre due copie fra gli autori siciliani. E una la metterei anche fra i libri di Camilleri, visto che i nostri stili si somigliano (sic)."
Io: "Ma certo! Restano tre copie. Quelle dove vuole che le mettiamo?"
Autore locale: "E io che ne so? Sei tu il libraio."
Io so dove gliele avrei messe all'autore le tre copie...
RispondiEliminache insolenza, ragazzi!
RispondiEliminaHera
RispondiEliminaio, il suo libro lo avrei usato come livellatore di tavoli o avrei usato le pagine come lettiera per criceti... Così, per il solo gusto di fargli dispetto.
Aahahah, murìvu!
RispondiEliminaSpaccargli la faccia, a ’sti bastardi
RispondiEliminaChe gente ragazzi!
RispondiEliminaL'umiltà del novello scrittore proprio.
SilviaM.